GLI YOGASutra di patanjali

Samadhi Pada • sutra 14

स तु दीर्घकाल नैरन्तर्य सत्काराअदराअसेवितो दृढभूमिः ॥१.१४॥
sa tu dīrghakāla nairantarya satkāra-āsevito dṛḍhabhūmiḥ ॥1.14॥
Questa (la pratica – abhyāsa), coltivata per lungo tempo (dīrghakāla), senza interruzioni (nairantarya) e con devozione (satkāra), diventa saldamente radicata (dṛḍhabhūmiḥ).
Commento
In questo sutra, Patanjali sottolinea le tre qualità essenziali che la pratica yoga deve avere per risultare stabile (dṛḍhabhūmi) e portare benefici. Questi tre requisiti sono:

1. Durata nel tempo (dīrghakāla)
Lo yoga ha come obiettivo ultimo il samadhi, una meta decisamente elevata. Non è realistico aspettarsi di raggiungerlo in pochi mesi o anni. Il percorso richiede l’impegno costante di un’intera vita, o persino per più vite, come ricorda la Bhagavad Gita. Nel verso 6.45 del capitolo dedicato al Dhyāna Yoga (Yoga della Meditazione), si afferma:

Con i meriti accumulati in molte vite passate, quando questi yogi intraprendono sforzi sinceri per progredire ulteriormente, si purificano dai desideri materiali e raggiungono la perfezione in questa stessa vita.

Questo passaggio evidenzia come lo yoga sia un cammino che supera i confini di una singola esistenza. Solo un impegno costante nel tempo permette alla mente di trasformarsi progressivamente, acquisendo stabilità e preparandosi per il samadhi. Se questa è la vita in cui lo yogi raggiungerà la perfezione, allora il risultato è dovuto anche ai passi fatti nelle vite precedenti.

2. Continuità (nairantarya)
Una pratica interrotta perde il suo slancio e i benefici accumulati rischiano di svanire. Come una pianta che, se non annaffiata con regolarità, perde vitalità e soffre, così una pratica yoga interrotta non permette di mantenere i progressi e può compromettere i risultati. La continuità non implica rigidità, ma il ritorno regolare alla pratica, anche nei momenti difficili o di stasi. Questo processo insegna resilienza e l’importanza di accogliere ogni fase del cammino, senza aspettative immediate.

Uno dei miei insegnanti di filosofia a Rishikesh era solito ricordare che fra i suoi studenti molti si presentavano dicendo che avevano già praticato yoga ‘on and off’ da qualche anno. Il suo commento era: “Se è on and off, non può essere yoga.”

3. Dedizione Rispettosa (satkāra)
La dedizione rispettosa implica un atteggiamento di riverenza verso la pratica e i suoi insegnamenti. Non si tratta solo di eseguire le asana o meditare meccanicamente, ma di farlo con cura, attenzione e devozione.
Qualcuno potrebbe storcere il naso e pensare sia eccessivo, ma si tratta di essere noi i primi a vedere l’importanza alla nostra pratica. Quando ci approcciamo con un cuore aperto e rispetto per il processo, la pratica diventa più di un’attività fisica o mentale: diventa un rituale sacro. Questo atteggiamento alimenta la nostra motivazione e crea una base emotiva e spirituale solida su cui costruire.

Avere l’atteggiamento corretto serve alla nostra mente. Ci sono luoghi e modi adatti per diverse cose, non per una questione di etichetta bigotta, ma per una questione di migliore fruibilità di quei luoghi, quei modi e quelle persone. Per questo la pratica asana dell’Ashtanga Vinyasa Yoga inizia e termina con un mantra specifico, per entrare in uno spazio sacro, favorevole al nostro percorso.

Questi tre requisiti non solo si applicano alla pratica dello yoga, ma rappresentano anche principi guida per ogni percorso di crescita personale. Nella quotidianità, il sutra invita a riflettere su come azioni consapevoli e costanti nel tempo possano portare a trasformazioni profonde e durature. Sottolinea inoltre che il progresso spirituale non deriva da sforzi eccezionali e isolati, ma da piccoli passi compiuti con dedizione lungo l’intero cammino della vita.

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Scegli un’attività da praticare ogni giorno, come asana, meditazione o anche una breve respirazione consapevole. Oppure trasforma un gesto quotidiano, come bere tè o camminare, in una pratica consapevole. Chiediti: “Sono pronto a dedicare del tempo a questa pratica anche nei giorni più frenetici?”

Durante il giorno, osserva la tua attitudine quando affronti difficoltà o ostacoli nella tua pratica. Ti senti frustrato o demotivato se i risultati non arrivano immediatamente? Prova invece a ricordare che la pratica (abhyāsa) richiede tempo e pazienza.

Prima di andare a letto, rifletti sulla tua giornata. Annota brevemente come ti senti e il tuo impegno. Celebra ogni piccolo passo fatto con dedizione: la stabilità mentale cresce nel tempo grazie alla pratica quotidiana.

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