Alan Calaon Benefici Sequenza Fissa Ashtanga

Benefici Della Sequenza Fissa In Ashtanga Yoga

“Quante volte mi è stato chiesto: ‘Ma non ti annoi a ripetere sempre le stesse asana?! Qual è il beneficio di ripetere la stessa sequenza di asana?!”

Nell’Ashtanga Vinyasa Yoga le sequenze di posture sono prestabilite. Specialmente fino a quando non si arriva a praticare almeno la seconda serie, se non la terza serie… be’, fino a quel momento, la sequenza della pratica rimane invariata ogni giorno, sempre le stesse asana e sempre nello stesso ordine.

Ecco… la mia risposta è sempre stata no. Adesso ti spiego perché.

Asana: Prezioso Insegnante Quotidiano

Praticamente tutto ciò che ci circonda cambia costantemente. E non mi riferisco solo agli oggetti. I tuoi pensieri, i tuoi stati d’animo, il tuo corpo, sono tutti in continua mutazione.

Non cambiare le asana praticate ogni giorno può diventare un punto di riferimento, un metro di misura per gli altri cambiamenti che invece sono inevitabili e con cui, volente o nolente, devi fare i conti. Un modo di portare consapevolezza nella pratica yoga.

Se ieri sera hai fatto tardi e mangiato qualcosa di pesante, se non hai dormito bene, se la tua mente è piena di pensieri per quel progetto da portare a termine, o se quel commento dell’altro giorno alla tua dolce metà forse lo avresti proprio potuto evitare…. Tutti questi sono fattori che contribuiscono a come comincerai e porterai avanti la tua giornata.

Mettere i piedi sul tappetino dove esegui le stesse asana di ieri può diventare un’opportunità per prendere coscienza dello stato delle cose, qui e ora. Le asana stesse diventano una tua espressione del tuo momento presente e, come tale, un prezioso insegnante. La tua pratica ha quindi il potenziale di diventare come uno specchio, capace di riflettere e mostrare ciò che sta accadendo dentro di te. E come uno specchio, semplicemente riflettere ciò che è, senza giudizi né modificazioni della realtà.

…se non hai digerito la pizza gorgonzola, cipolla e pere, eccola che si ripresenterà in Marichyasana D… se stai continuando a pensare alla deadline in scadenza del progetto, sarà difficile che Urdhva Dhanurasana e i drop back avvengano armoniosamente…

La Grammatica Delle Asana

Come Praticare Le Tue Asana?

…e qui si apre un mondo di approcci e alternative sul come affrontare la propria pratica…

Il modo in cui tutti inizialmente impariamo le asana è un pò come una scimmia che vede un movimento e cerca di ripeterlo identico a come lo ha percepito. Alcune asana ci risultano subito facili, altre meno, e altre ancora sembrano irraggiungibili.

“…io?! No, io non riuscirò mai a mettere la gamba dietro la testa, non sono flessibile!! ”


Proseguire nel percorso delle asana ed affinare la propria pratica non è così diverso dal processo attraverso cui un bambino impara la propria lingua. Inizialmente si sentono dei suoni e si comincia a dare ad essi un significato, ad usarli malamente. Senza sapere che sono dei nomi piuttosto che dei verbi, o come si scrivano. Poi, un pò alla volta, mentre già siamo in grado di usare semplici espressioni:

“My name is Alan, what’s your name? What time is it? The pen is on the table…”

Cominciamo ad imparare l’alfabeto, le parole e la loro classificazione, l’ordine corretto dei termini per formare le frasi, e da lì comincia un nuovo modo di comprendere la lingua, regole grammaticali, espressioni caratteristiche…fino a diventare madrelingua.

La tua pratica asana può funzionare esattamente come un linguaggio. Il tuo linguaggio con te stesso. Per proseguire nella crescita della pratica con il suo alfabeto, parole, regole, ecc, l’approccio che ho trovato più efficace negli anni è di imparare quella che ho chiamato la Grammatica delle Asana.

Si tratta di tre pilastri fondamentali, che racchiudono al loro interno altri livelli di comprensione più sottile su cui lavorare nel tempo. A mio parere occorre sviluppare tutte e tre queste parti tutte per poter diventare un praticante esperto.

…no, non sto parlando di equilibrio sulle mani…o meglio non necessariamente 😉

La Grammatica delle Asana è composta da:

  • Allineamento: all’inizio l’allineamento è fisico, ma man mano scoprirai che ci sono anche respiro, bandha, prana, drishti e altri componenti energetici di cui tenere conto.
    Fondamentalmente è la capacità di eseguire un’asana in maniera corretta dal punto di vista anatomico, con lo scopo di praticare in sicurezza, evitando infortuni. Ecco perchè si sentono le voci degli insegnanti ripetere: “il ginocchio sopra la caviglia… non far cadere la gamba all’interno… braccia distese… polsi, spalle e bacino in linea…” Gli infortuni non sono mai piacevoli e se sono seri c’è il rischio di game over.

    Personalmente il principale scopo della mia pratica quotidiana è arrivare alla fine della sequenza in uno stato fisico e mentale che mi consenta e mi invogli a praticare ancora il giorno seguente. La pratica è prima di tutto un momento per se stessi, in cui trovare spazio…
  • Intenzione: la scimmia ripete il gesto, ma senza consapevolezza; il suo gesto è vuoto. L’intenzione è ciò che vuole essere ottenuto con l’esecuzione di una postura. Se l’allineamento è la struttura che intendiamo muovere, l’intenzione è il motore che consente il movimento.

    Senza intenzione non c’è movimento cosciente, ma solo lo scimmiottare. …Che non è proprio in linea con l’idea di yoga…

    Inizialmente le intenzioni di un asana potrebbero esserti oscure. Ok, paschimottanasana è un allungamento degli ischiocrurali, facile. Ma che intenzioni hai quando stai eseguendo marichyasana A per esempio? Un piegamento in avanti? Si, corretto, fa parte della famiglia di posture che possono essere classificate come piegamenti in avanti.

    Ma, come le parole non hanno solo un significato, così anche le asana non racchiudono solo un’intenzione. Così l’intenzione che guida un paschimottanasana può essere estendere l’allungamento non solo agli ischiocrurali ma arrivare fino ai polpacci, o magari focalizzare sull’interazione fra il basso lombare e tutto il retro della gamba, o ancora lavorare su tutta linea Superficiale Anteriore della fascia, dalla pianta dei piedi fino alla fronte. E il marichyasana A, se invece di vederlo solo come un piegamento in avanti lo usassi per aprire le anche per lavorare su una esecuzione più facile del loto, o magari per lavorare sulle spalle…

    Ogni postura è uno strumento che può essere usato in maniera differente usando un’intenzione differente. Davvero c’è bisogno di cambiare sequenza di asana?
  • Espressione: abbiamo parlato di struttura da muovere, abbiamo scoperto un motore per muoverla, ci manca solo la direzione: l’espressione dell’asana.

    La lunghezza delle tue braccia è diversa da quella di un’altra persona, così come il rapporto fra il torso e le gambe, o la forma dell’accoppiamento di testa del femore e acetabolo. Ma oltre all’aspetto anatomico, ogni giorno ognuno di noi è diverso dal giorno prima, i nostri corpi sono diversi, le cellule cambiano, le avventure della vita si alternano, i nostri stati mentali e le nostre reazioni a ciò che ci accade cambia e si evolve in continuazione…

    Un’asana tiene conto di tutto questo, che tu ne sia cosciente o meno la tua espressione di un’asana è un’espressione orchestrata di tutte le variabili che sommano il tuo essere in quel preciso istante. La tua pratica asana è l’esperienza di quell’espressione.

    Nella sua forma iniziale, la tua espressione di un asana può essere la modifica di una postura come ad esempio il dover posare la mano sulla gamba in Trikonasana perché non riesci a raggiungere il pavimento, oppure il mettere le mani sulle caviglie o sui polpacci invece che sui talloni quando esegui kapotasana.

    …Io per esempio nella prima serie dopo Utkatasana faccio sempre la verticale sulle mani…

    Nella sua forma più matura, l’espressione di un’asana non deve necessariamente essere visibile dall’esterno, ma è un’esperienza interiore.

Riflessione Finale

Questi sono i motivi per cui mi sento di affermare che non è assolutamente un limite ripetere la stessa sequenza di asana tutti i giorni. Anzi, in molti casi vale il contrario.
La continua variazione delle asana può essere una manifestazione delle fluttuazioni mentali, che ci porta a non uscire dalla nostra zona di comfort. Fuori dalla zona di comfort non siamo a nostro agio, ma è lì che avviene la crescita.

…fluttuazioni mentali, si, le stesse vrtti che lo Yoga di Patanjali vuole insegnarci a controllare…


Detto questo, non voglio dire che sia in assoluto scorretto modificare la sequenza delle posture. L’unicità di ognuno vorrebbe un set di asana personalizzato.

Ma qui entriamo in un paradosso del percorso evolutivo: per modificare correttamente la sequenza delle posture occorre essere praticanti esperti per avere la capacità di fare scelte consapevoli. Ma il momento in cui si trae maggior vantaggio dalla modifica della sequenza è quando siamo principianti… questo è uno dei motivi per cui l’Ashtanga Vinyasa Yoga, come molte altre pratiche, ha bisogno di un insegnante con esperienza per essere imparato correttamente.

.…Quando sei un principiante dovresti modificare, ma non hai la capacità di discernere. Quando avrai questa capacità, probabilmente non avrai più bisogno di modificare la sequenza

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1 commento su “Benefici Della Sequenza Fissa In Ashtanga Yoga”

  1. Pingback: Allineamenti delle asana: Maestria nell’Ashtanga Vinyasa Yoga - ashtangamarga.com

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