Sadhana Pada

sezione sulla Pratica

Che cosa il Sadhana Pada?

Sadhana Pada è il secondo capitolo (pada) degli Yoga Sutra di Patanjali, un testo fondamentale nella filosofia e nella pratica dello yoga. Il termine “Sadhana” si traduce come “pratica spirituale” o “disciplina,” e “Pada” significa “capitolo” o “sezione,” quindi Sadhana Pada può essere inteso come il “Capitolo sulla Pratica.”

L’importanza del Sadhana Pada

Sadhana Pada è cruciale negli Yoga Sutra poiché fornisce i metodi e le linee guida pratiche per la pratica dello yoga. Mentre il Samadhi Pada introduce l’obiettivo dello yoga — lo stato di assorbimento meditativo e illuminazione — il Sadhana Pada si concentra sulle fasi pratiche per raggiungere tale obiettivo. Questo capitolo discute le tecniche, le pratiche e le discipline che portano alla crescita spirituale, aiutando il praticante a affinare le proprie azioni, pensieri e comportamenti.

Struttura e contenuto Sadhana Pada

Il Sadhana Pada consiste di 55 sutra (brevi e incisive affermazioni), ciascuno dei quali serve a chiarire e guidare il praticante nel suo cammino yogico. I sutra sono organizzati in diverse sezioni tematiche, che possono essere suddivise come segue:

  • La Pratica dello Yoga (Sutra 2.1 – 2.2): Il Sadhana Pada inizia introducendo il concetto di Kriya Yoga, ovvero il cammino dell’azione e della disciplina. Patanjali definisce lo yoga come una pratica sistematica per purificare il corpo e la mente, rimuovere le distrazioni e raggiungere la stabilità. I principali componenti del Kriya Yoga sono Tapas (austerità, autodisciplina), Svadhyaya (studio di sé, studio dei testi sacri) e Ishvara Pranidhana (devozione, resa al divino). Insieme, queste tre pratiche creano le fondamenta per una pratica yogica profonda e trasformativa.
  • Gli Ostacoli alla Pratica (Sutra 2.3 – 2.9): Patanjali delinea i cinque klesha (afflizioni) che offuscano la mente e portano alla sofferenza. Spiega come questi ostacoli sorgano dall’ignoranza fondamentale della nostra vera natura e dall’identificazione con il corpo e la mente.
    Questi ostacoli fanno parte dell’esperienza umana, ma possono essere superati grazie a una pratica disciplinata. Essi sono:
    • Avidya (ignoranza): la radice di tutte le altre afflizioni, causa della percezione distorta della realtà
    • Asmita (egoismo): il senso dell’ “io” che crea separazione
    • Raga (attaccamento): l’attrazione per le esperienze piacevoli, che genera dipendenza e brama
    • Dvesha (avversione): l’evitare o il rifiuto delle esperienze sgradevoli
    • Abhinivesha (paura della morte): l’attaccamento istintivo alla vita
  • Gli Effetti dei Klesha e del Karma (Sutra 2.10 – 2.17): Patanjali spiega come i klesha influenzino le nostre azioni, o karma, e come perpetuino il ciclo della sofferenza. Attraverso la consapevolezza e la comprensione di queste forze sottili, i praticanti sono incoraggiati a lavorare per la liberazione dall’influenza ciclica del karma e dell’ignoranza.
    • Klesha Sottili e Dormienti: Patanjali chiarisce che quando i klesha sono attivi, generano karma. Tuttavia, possono anche esistere in una forma dormiente, plasmando schemi di comportamento inconsci.
    • Karma e Samskara: Patanjali spiega ulteriormente che le azioni, siano esse piacevoli o sgradevoli, creano samskara (impressioni) che influenzano i pensieri e le azioni future.
    • La Sofferenza come Risultato dell’Ignoranza: Il testo evidenzia come la sofferenza sia il risultato della nostra errata identificazione con gli aspetti impermanenti della vita. Riconoscendo l’impermanenza della sofferenza, si può lavorare per diminuirne il potere su di noi.
  • The Nature of the Seer and the Seen (Sutra 2.18 – 2.25): This section defines the relationship between the Purusha (the true Self or Seer) and Prakriti (nature or the seen). This distinction is crucial in yoga philosophy, as it helps practitioners understand that identification with Prakriti (the body-mind complex) leads to suffering, while recognising one’s true identity as Purusha brings liberation.
    This realisation reduces the power of the kleshas and brings clarity.
    La Natura del Testimone e del Visto (Sutra 2.18 – 2.25): Questa sezione definisce la relazione tra Purusha (il vero Sé o Vedente/Testimone) e Prakriti (la natura o il visto). Questa distinzione è cruciale nella filosofia dello yoga, poiché aiuta i praticanti a comprendere che l’identificazione con Prakriti (il complesso corpo-mente) porta alla sofferenza, mentre riconoscere la propria vera identità come Purusha porta alla liberazione. Questa realizzazione riduce il potere dei klesha e porta chiarezza.
  • Il Cammino verso la Liberazione: Ashtanga (Il Sentiero a Otto Rami) Yoga (Sutra 2.26 – 2.29): Patanjali presenta l’Ashtanga Yoga, o il Sentiero degli Otto Rami, come l’approccio sistematico alla liberazione. Ogni ramo rappresenta un passo per purificare il corpo e la mente, conducendo infine all’illuminazione. La pratica di questi otto rami riguarda tutti gli aspetti della vita del praticante, favorendo l’equilibrio interiore e la realizzazione del vero Sé.
    • Yama (restrizioni morali): Principi etici, come la non-violenza e la verità, che guidano il comportamento verso gli altri
    • Niyama (osservanze): Disciplina personale, tra cui la pulizia e la contentezza, che coltivano la purezza interiore
    • Asana (posture): Pratica fisica per creare stabilità e comfort, che prepara il corpo alla meditazione
    • Pranayama (controllo del respiro): Regolazione del respiro per bilanciare il corpo e la mente
    • Pratyahara (ritiro dei sensi): Distaccare la mente dalle distrazioni esterne per focalizzarsi verso l’interno
    • Dharana (concentrazione): Focalizzazione dell’attenzione su un singolo oggetto o punto
    • Dhyana (meditazione): Flusso continuo di concentrazione, che porta a una comprensione più profonda
    • Samadhi (assorbimento): Stato di unità con l’oggetto della meditazione, che porta alla dissoluzione dell’ego e della dualità
  • La Trasformazione della Mente (Sutra 2.30 – 2.45): Patanjali esplora più a fondo i primi due rami, Yama e Niyama, elencando i principi specifici all’interno di ciascuno. Ogni principio sostiene la trasformazione mentale riducendo le perturbazioni e allineando il praticante ai valori etici che favoriscono sia la crescita personale che le relazioni con gli altri.
    • I Cinque Yamas: Ahimsa (non-violenza), Satya (sincerità), Asteya (non-rubare), Brahmacharya (celibato o moderazione), e Aparigraha (non-possesso)
    • I Cinque Niyamas: Saucha (purezza), Santosha (contentezza), Tapas (disciplina), Svadhyaya (studio di sé), e Ishvara Pranidhana (devozione)
  • I Benefici di Asana e Pranayama (Sutra 2.46 – 2.53): In questa sezione, Patanjali evidenzia i benefici di asana e pranayama. Questa progressione riflette una preparazione pratica del corpo e della mente per le fasi più profonde della meditazione.
    • Asana: Coltivando una postura stabile e confortevole, il praticante può sedere per lunghi periodi senza distrazioni, creando stabilità per la meditazione
    • Pranayama: Il controllo del respiro è visto come un ponte tra corpo e mente. Attraverso il pranayama, si possono calmare le fluttuazioni mentali e coltivare la concentrazione
  • Pratyahara e Padroneggiare i Sensi (Sutra 2.54 – 2.55): Il capitolo si conclude con Pratyahara, il quinto membro del cammino, che consiste nel ritiro dei sensi dagli oggetti esterni. Praticando Pratyahara, si acquisisce il dominio sui sensi, coltivando una mente libera dalle distrazioni e preparata per il viaggio interiore. Attraverso Pratyahara:
    • I sensi diventano meno reattivi agli stimoli esterni, permettendo al praticante di concentrarsi sul mondo interiore
    • Avviene la transizione verso pratiche meditative più profonde, preparando il terreno per gli ultimi tre rami (Dharana, Dhyana e Samadhi).

Fondamenti teorici

Il Sadhana Pada si concentra sugli aspetti pratici dello yoga, affrontando la mente e i suoi ostacoli. Gli elementi chiave includono:

  • Kleshas (Afflizioni): Ignoranza, egoismo, attaccamento, avversione e paura della morte come cause della sofferenza
  • Karma e Samskara: Azioni e impressioni che influenzano il comportamento futuro e le tendenze mentali
  • Purusha e Prakriti: La distinzione tra il vero sé (Purusha) e il mondo materiale (Prakriti), che porta alla liberazione
  • Ashtanga Yoga: Gli otto rami dello yoga—Yama, Niyama, Asana, Pranayama, Pratyahara, Dharana, Dhyana e Samadhi—servono come cammino per il progresso spirituale

Implicazioni pratiche

Il Sadhana Pada offre strumenti pratici per la crescita personale e lo sviluppo spirituale. Introduce il Kriya Yoga, che consiste nei tre pilastri essenziali: Tapas (disciplina), Svadhyaya (auto-studio) e Ishvara Pranidhana (abbandono al divino), che guidano il praticante nel suo cammino. Il capitolo sottolinea anche l’importanza di superare i Kleshas (afflizioni mentali) attraverso la consapevolezza e l’auto-riflessione, aiutando a dissolvere l’ignoranza, l’ego, l’attaccamento e la paura. La pratica dell’Ashtanga Yoga, con i suoi otto rami, purifica la mente e approfondisce la consapevolezza di sé. Inoltre, tecniche di allenamento mentale come la meditazione e la focalizzazione favoriscono chiarezza mentale, concentrazione e intuizione spirituale, conducendo a una maggiore pace interiore.

Conclusioni

Il Sadhana Pada offre una guida essenziale per l’applicazione pratica dello yoga, enfatizzando l’importanza di superare le afflizioni della mente e coltivare la disciplina nel cammino verso la liberazione. Sottolinea il potere trasformativo degli otto membri dello yoga, offrendo ai praticanti una chiara mappa per chiarezza mentale, consapevolezza di sé e crescita spirituale.

Per i principianti e i praticanti esperti, il Sadhana Pada fornisce una saggezza senza tempo sull’importanza della pratica costante, dell’auto-studio e della devozione. Abbracciando i suoi insegnamenti, i praticanti possono sbloccare strati più profondi di coscienza e avvicinarsi all’obiettivo finale di pace interiore e liberazione.

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