Samadhi Pada • sutra 15
दृष्टानुश्रविकविषयवितृष्णस्य वशीकारसंज्ञा वैराग्यम् ॥१.१५॥ dṛṣṭa-anuśravika-viṣaya-vitṛṣṇasya vaśīkāra-saṁjñā vairāgyam ॥1.15॥ |
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Vairāgya è la realizzazione (saṁjñā) dell’equilibrio (vaśīkāra), libero dal desiderio (vitṛṣṇasya) verso gli oggetti dei sensi (viṣaya), siano essi provenienti da esperienza diretta (dṛṣṭa) o di cui si è sentito parlare (anuśravika). |
Commento Questo sutra definisce lo stato di vairagya, spesso tradotto come distacco, dispassione o rinuncia. Si tratta di una consapevolezza che emerge quando non siamo più attratti né dagli oggetti materiali percepibili (dṛṣṭa), né dalle promesse di piaceri o ricompense contenute nei testi sacri o tramandate dalla tradizione (anuśravika). Vairāgya non è una rinuncia passiva, ma una scelta attiva e consapevole: decidiamo di non seguire ciò che non nutre il nostro cammino interiore. In questo senso, vairāgya è al tempo stesso una pratica fondamentale e una meta da raggiungere. Questo stato di equilibrio mentale (vaśīkāra) richiede discernimento: riconoscere ciò che sostiene realmente il nostro percorso ed evitare di essere soggiogati dal desiderio o dall’avversione. Applicare questo sutra implica un’indagine costante sul nostro rapporto con attrazione e repulsione. Non significa negare i piaceri, ma comprendere la loro natura effimera e coltivare una libertà interiore che ci permetta di agire con lucidità e serenità. Vairāgya, dunque, rappresenta il fondamento della pratica yogica e una guida verso una connessione più profonda e autentica con il Sé e con la realtà. ![]() Oggi, ogni volta che senti il desiderio di qualcosa o, al contrario, una sensazione di repulsione verso qualcosa o qualcuno, fermati un momento per osservare questi sentimenti senza giudicarli. Distacco dal Desiderio: Quando si manifesta un desiderio, sia che si tratti di un oggetto, di un’esperienza, di un pensiero o di una situazione, riconoscilo per quello che è: una fluttuazione della mente. Non cercare di soddisfarlo immediatamente, ma chiediti: “Cosa c’è dietro questo desiderio? È veramente qualcosa che mi porta felicità o è solo una risposta automatica della mente?” Un esempio concreto: la prossima volta che ti trovi davanti a uno schermo desiderando qualcosa (come un acquisto online), respira e concediti un momento per osservare il desiderio senza agire immediatamente. Distacco dall’Avversione: Allo stesso modo, quando senti una repulsione o un’avversione verso qualcosa, non cercare di evitare la sensazione o di resistervi. Osserva ciò che ti respinge, riconoscendo che anche questo è un movimento della mente, che, come il desiderio, è impermanente. Chiediti: “Perché sto cercando di evitare questa esperienza o questo pensiero? Cosa mi spinge a respingerlo?” Un esempio concreto: se provi una sensazione di irritazione verso una persona o una situazione, prenditi un momento per fermarti e osservare l’emozione senza cercare di fuggire da essa. Chiediti cosa ti fa sentire in quel modo e riconosci che anche questo sentimento è transitorio. Riflessione: Alla fine della giornata, prendi qualche minuto per riflettere su come ti sei relazionato con i desideri e le avversioni durante la giornata. Hai notato come entrambi nascano dalla mente, e come non siano reali o permanenti? Desideri e avversioni sono momentanei e non definiscono chi sei. Come ti senti quando riconosci che né il desiderio né la repulsione devono definire la tua esperienza? Questo ti aiuterà a sperimentare il distacco autentico (vairāgya), dove non sei attaccato a ciò che desideri né respingi ciò che non vuoi, ma rimani presente e sereno in ogni momento, consapevole della natura impermanente di entrambe le esperienze. |
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