Samadhi Pada • sutra 22
मृदुमध्याधिमात्रत्वात् ततोऽपि विशेषः॥१.२२॥ mṛdu-madhya-adhimātratvāt-tatō’pi viśeṣaḥ ॥1.22॥ |
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Mite (mṛdu), intermedio (madhya), forte (adhimātra), anche a causa di questo, c’è differenziazione (viśeṣaḥ) nel progresso della pratica. |
Commento Alcuni commentari interpretano questo sutra come una classificazione del livello di intensità degli yogi che praticano con ardore (vedi sutra 1.21), distinguendo tra urgenza mite, intermedia e forte, che influisce sul tempo necessario per raggiungere il samadhi. Altri lo leggono in continuità con i precedenti (dal sutra 1.19 o dal sutra 1.14), classificando fino a nove tipi di praticanti in base al loro grado di consapevolezza, come osservato da B.K.S. Iyengar nel suo Commento agli Yoga Sūtra, ancor meglio nella versione originale Light On Yoga Sūtras. Indipendentemente dall’interpretazione, il sutra mostra come il percorso yogico non sia uniforme, ma si sviluppi attraverso gradi di coinvolgimento differenti. La successione mṛdu-madhya-adhi evidenzia che l’evoluzione interiore non segue un andamento lineare e uniforme, ma procede per fasi in cui anche minime variazioni – dal tocco delicato (mṛdu), alla moderazione equilibrata (madhya), fino all’intensità profonda (adhi) – hanno un ruolo determinante. Un percorso a più sfumature Mṛdu indica un approccio gentile e graduale, che favorisce un rapporto rispettoso con corpo e mente e crea un ambiente favorevole alla consapevolezza. Il praticante mite avanza con cautela, rispettando i propri limiti. Madhya segna una fase di consolidamento, dove la pratica si stabilizza e la moderazione costruisce forza e resistenza senza eccessi. Il praticante intermedio trova equilibrio tra impegno e stabilità interiore. Adhimātra rappresenta un’intensità elevata e trasformativa, non una forzatura, ma un’opportunità per superare i propri limiti e accedere a una concentrazione profonda. Il praticante intenso, mosso da una forte aspirazione, porta la sua pratica a livelli avanzati. Questi tre stati riflettono non solo l’energia impiegata, ma anche l’evoluzione del praticante in relazione al proprio impegno e alla capacità di orientare questa intensità. Se pratichi Ashtanga Vinyasa Yoga da qualche anno, probabilmente riconoscerai queste fasi nel tuo percorso di crescita attraverso le asana: magari hai iniziato con due giorni alla settimana, sei passato a tre e infine a una pratica quotidiana. ![]() Oggi, osserva il tuo percorso interiore durante le attività quotidiane, riconoscendo le diverse intensità del tuo impegno: Mite (Mṛdu): Nota i momenti in cui affronti la tua giornata con dolcezza e calma, rispettando i tuoi limiti e prendendoti cura di te. Che sia al risveglio o durante una pausa, riconosci il valore di un approccio delicato. Chiediti: “In che modo il mio approccio gentile mi sostiene oggi?” Intermedio (Madhya): Osserva quando riesci a mantenere un ritmo equilibrato. Durante una camminata o in un’attività lavorativa, cerca di notare quella stabilità che ti aiuta a rimanere presente senza eccessi. Chiediti: “Come riesco a mantenere l’equilibrio tra impegno e serenità?” Forte (Adhi): Presta attenzione alle situazioni in cui la tua energia si intensifica, spingendoti a dare il massimo. Non si tratta di forzare, ma di riconoscere quei momenti in cui ti senti particolarmente motivata o concentrata. Chiediti: “Quale opportunità di crescita emerge dalla mia energia intensa oggi?” Riflessione: Riconoscere il tuo approccio nei vari momenti della giornata ti aiuta a valorizzare ogni sfumatura del tuo impegno, portando maggiore consapevolezza ed equilibrio a ogni istante. |
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