GLI YOGASutra di patanjali

Samadhi Pada • sutra 27

तस्य वाचकः प्रणवः ॥१.२७॥
tasya vācakaḥ praṇavaḥ ॥1.27॥
La sua (tasya) espressione (vācakaḥ) è il suono sacro Om (praṇavaḥ).
Commento
In questo sutra, Patañjali ci introduce al suono sacro Om (praṇavaḥ), presentandolo come l’espressione verbale di Īśvara (tasya vācakaḥ).

Con questa affermazione, viene stabilita una connessione profonda tra il suono e il divino: Om non è soltanto una rappresentazione simbolica, ma è una manifestazione diretta della realtà ultima. Secondo l’antica visione vedica Om rappresenta infatti il suono primordiale da cui l’universo stesso ha avuto origine.

La tradizione, in particolare la Māṇḍūkya Upaniṣad, spiega che Om è composto da tre elementi sonori:
A: simbolo dello stato di veglia (jāgrat), in cui la coscienza si rivolge verso l’esterno e sperimenta il mondo materiale; è l’aspetto grossolano della realtà ultima
U: simbolo dello stato di sogno (svapna), in cui la coscienza esplora il mondo interno; è l’aspetto sottile della realtà ultima.
M: simbolo dello stato di sonno profondo (suṣupti), nel quale non vi è percezione né desiderio. In questo stato tutte le esperienze e i pensieri esistono solo in forma latente: è la condizione causale (kāraṇa), la “matrice” da cui emergono tanto il sogno quanto la veglia.

A questi tre stati della coscienza si aggiunge il silenzio che segue la vibrazione di Om, simbolo del Turīya: la pura coscienza, il quarto stato, trascendente e immutabile, al di là di ogni esperienza fenomenica, che non può essere percepito o sperimentato attraverso i sensi, la mente o la coscienza ordinaria.”

Attraverso la consapevolezza e la meditazione su Om, il praticante viene condotto oltre le fluttuazioni della mente, verso la realizzazione della propria natura più profonda e l’unità con il divino.

In questo senso, Om è insieme mezzo e meta: suono da ascoltare, vibrazione da vivere e realtà da riconoscere.

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La cosa più bella che possiamo sperimentare è il mistero. È la fonte di tutta la vera arte e scienza. Colui a cui l’emozione è estranea, che non può più fermarsi a meravigliarsi e restare avvolto nel senso di stupore, è praticamente morto — i suoi occhi sono chiusi. L’intuizione del mistero della vita, sebbene accompagnata dalla paura, ha dato origine anche alla religione. Sapere che ciò che è impenetrabile per noi esiste realmente, manifestandosi come la saggezza più alta e la bellezza più radiante, che le nostre facoltà limitate riescono a comprendere solo nelle loro forme più primitive — questa conoscenza, questo sentimento, è al centro della vera religiosità.
– Albert Einstein, Come Io Vedo il Mondo

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