Samadhi Pada • sutra 29
ततः प्रत्यक्चेतनाधिगमोऽप्यन्तरायाभवश्च ॥१.२९॥ tataḥ pratyak-cētana-adhigamō-‘py-antarāya-abhavaś-ca ॥1.29॥ |
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Da ciò (tataḥ) il raggiungimento (adhigamaḥ) di una coscienza (cētanā) rivolta verso l’interno (pratyak) e anche (api) la rimozione (abhāvaḥ) degli ostacoli (antarāya). |
Commento Patañjali ci guida ora verso il risultato della pratica di japa introdotta nel sutra 1.28. Chi si dedica con impegno alla ripetizione del mantra Om, unita alla riflessione profonda sul suo significato, ottiene una maggiore consapevolezza che si rivolge verso l’interno (pratyak-cētanā), superando le fluttuazioni mentali e stabilendo un contatto diretto con una coscienza più profonda. Nel contempo, l’intensificarsi della concentrazione porta alla progressiva rimozione degli ostacoli (antarāya), siano essi distrazioni esteriori o conflitti interiori. La pratica diventa così un mezzo per superare le barriere che ci separano dalla nostra vera natura e per avanzare nel cammino verso l’unione con il divino. La ripetizione del mantra e la contemplazione del suo significato non sono semplici tecniche di rilassamento, ma veri e propri strumenti di trasformazione interiore nell’ambito di una sādhana basata sulla resa a Īśvara (Īśvara-praṇidhāna), presentata a partire dal sutra 1.23 e sviluppata fino a questo sutra conclusivo. Patañjali offre questa pratica a coloro che non possiedono qualità come śraddhā (fede nella via dello yoga) e vīrya (determinazione) – vedi sutra 1.20 – e che, non essendo né videha-yogī né prakṛtilaya-yogī (sutra 1.19), tendono a essere attratti dagli aspetti più materiali dell’esistenza. Praticando in questo modo, anche chi si trova all’inizio del percorso spirituale potrà sviluppare una maggiore lucidità, rafforzare la propria determinazione e aprirsi a livelli più profondi di sādhana, fino a orientarsi verso il più alto degli obiettivi spirituali. ![]() “Una volta Folco mi disse «Quando mi manca qualcosa, penso all’India. Lì a tutti manca qualcosa: a chi da mangiare, a chi una mano, a chi manca il naso. Quel che può mancare a me non è mai così terribile»” – Tiziano Terzani, Un Altro Giro di Giostra |
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