GLI YOGASutra di patanjali

Samadhi Pada • sutra 33

मैत्री करुणा मुदितोपेक्षाणां सुखदुःख पुण्यापुण्यविषयाणां भावनातश्चित्तप्रसादनम् ॥१.३३॥
maitrī karuṇā mudito-pekṣāṇāṁ sukha-duḥkha puṇya-apuṇya-viṣayāṇāṁ bhāvanātaś-citta-prasādanam ॥1.33॥
La pacificazione della mente (citta-prasādanam) si ottiene tramite la coltivazione (bhāvanātaḥ) di amicizia (maitrī), compassione (karuṇā), gioia partecipe (muditā) ed equanimità (upekṣāṇām), nei confronti (viṣayāṇām) della felicità (sukha), della sofferenza (duḥkha), della virtù (puṇya) e della non virtù (apuṇya).
Commento
Questo sutra indica una via concreta per coltivare una mente chiara, stabile e serena: citta-prasādanam. La parola prasādanam evoca apertura, distensione, chiarezza: qualità della mente che non è solo calma, ma anche lucida e pronta. Patanjali non parla qui di tecniche complicate, ma di un’attitudine interiore da coltivare (bhāvanātaḥ), un esercizio volontario e costante di trasformazione del nostro sguardo sul mondo.

I quattro atteggiamenti indicati sono diretti a quattro tipi di situazioni:
Amicizia (maitrī) verso chi è felice (sukha): la sfida è superare l’invidia o il senso di separazione, e gioire sinceramente per la gioia altrui. In questo senso, essere felici per la felicità altrui significa raddoppiare la propria felicità – un principio semplice ma potente.
Compassione (karuṇā) verso chi soffre (duḥkha): non è pietà né giudizio, ma la disponibilità a sentire con l’altro senza perdersi.
Gioia partecipe (muditā) verso chi agisce virtuosamente (puṇya): apprezzare il bene negli altri, senza confronti o sarcasmo.
Equanimità (upekṣā) verso chi agisce in modo discutibile o dannoso (apuṇya): non indifferenza, ma equilibrio. La capacità di non essere risucchiati dalla reattività o dal bisogno di intervenire.

Queste quattro attitudini non sono dogmi morali, ma strumenti pratici per alleggerire la mente dalle sue tensioni abituali. Quando smettiamo di reagire automaticamente a ciò che vediamo – con invidia, repulsione, giudizio o attrazione – la mente si pacifica, perché non è più imprigionata nei suoi schemi.

Nel contesto della pratica, questo sutra è una bussola per orientare la nostra attenzione non solo durante la meditazione, ma in ogni relazione. Non si tratta di diventare perfetti, ma di osservare come ci relazioniamo agli altri e a ciò che accade, per creare spazio, presenza e discernimento (viveka).

Questi quattro atteggiamenti corrispondono ai Quattro Incommensurabili (Four Immeasurables) del buddhismo tibetano, che si esprimono come aspirazioni universali rivolte a tutti gli esseri senzienti:
Amore incommensurabile: possano tutti gli esseri ottenere la felicità e la sua causa
Compassione Incommensurabile: possano tutti gli esseri essere liberi dalla sofferenza e la sua causa
Gioia Incommensurabile: possano tutti gli esseri non essere mai separati dalla beatitudine priva di sofferenza
Equanimità Incommensurabile: possano tutti gli esseri dimorare nell’imparzialità, liberi da attaccamento e avversione
Questo parallelo dimostra come questo insegnamento abbia una valenza universale e trasversale, utile per la crescita interiore e la pratica di presenza.

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