GLI YOGASutra di patanjali

Samadhi Pada • sutra 34

प्रच्छर्दनविधारणाअभ्यां वा प्राणस्य ॥१.३४॥
pracchardana-vidhāraṇa-ābhyāṁ vā prāṇasya ॥1.34॥
Anche (vā) per mezzo (ābhyām) dell’espirazione (pracchardana) e della ritenzione (vidhāraṇa) del respiro (prāṇa), [la mente è pacificata].
Commento
Nel sutra precedente (1.33), Patañjali propone un primo metodo per pacificare la mente: coltivare quattro attitudini fondamentali – amicizia, compassione, gioia partecipe ed equanimità – nei confronti degli altri e delle esperienze della vita. È una via etica e relazionale, che lavora sulla qualità del nostro sguardo interiore e del nostro essere nel mondo.

In questo sutra l’approccio cambia direzione: “Anche per mezzo dell’espirazione e della ritenzione del respiro”.
Il termine , “oppure / anche”, con cui si apre il sutra, segnala un’altra possibilità, non in opposizione, ma in affiancamento alla precedente: la mente può essere pacificata anche attraverso il corpo, il respiro, il ritmo sottile del prāṇa. Come insegna anche la tradizione dello Haṭha Yoga:

Se il prāṇa (vāyu) è instabile, anche la mente (citta) è instabile;
se il prāṇa è fermo, anche la mente diventa stabile.
Così il praticante (yogī) ottiene stabilità interiore (sthāṇutva),
perciò dovrebbe trattenere il respiro (vāyuṁ nirodhayet).

– Haṭha Yoga Pradīpikā II.2

È significativo che nel sutra 1.33 non compaia : non dice “anche attraverso l’amicizia…”, ma presenta queste attitudini come fondamento imprescindibile del cammino interiore, il primo passo irrinunciabile. Questo suggerisce che quell’attitudine etica sia considerata indispensabile e universale, mentre i metodi di questo e dei successivi sutra – tutti introdotti da – sono strumenti complementari e adattabili a seconda della situazione e della predisposizione individuale.

Questa progressione riflette una visione integrata dell’essere umano. Mente, emozioni, postura e respiro sono interconnessi: un respiro trattenuto può riflettere una tensione emotiva; un’espirazione profonda può accompagnare il rilascio di uno stato mentale agitato. Lavorare sul respiro, come suggerisce questo sutra, è quindi un modo diretto per agire sul sistema mente-corpo. Non attraverso la repressione o il controllo forzato, ma attraverso l’ascolto: l’espirazione (pracchardana) e la sospensione del respiro (vidhāraṇa) diventano strumenti per disinnescare il turbamento e aprire uno spazio di quiete.

La mente non è un’entità isolata: respira con il corpo, vibra con le emozioni, si nutre di percezione e relazione. Patañjali lo sa, e ci accompagna con precisione chirurgica in questo percorso di riconoscimento e trasformazione.

È interessante notare che qui si parla soltanto di espirazione e ritenzione, mentre non si menziona la fase di inspirazione (pūraka), che invece sarà trattata in modo più sistematico nel secondo pāda degli Yoga Sūtra. Questa scelta evidenzia come Patañjali, in questa prima parte, focalizzi l’attenzione sul rilascio del respiro e sulla sua sospensione come chiavi per calmare la mente., anticipando temi che saranno sviluppati con maggior dettaglio nella pratica respiratoria più avanzata.

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