Samadhi Pada • sutra 35
विषयवती वा प्रवृत्तिरुत्पन्ना मनसः स्थिति निबन्धिनी ॥१.३५॥ viṣayavatī vā pravṛttir-utpannā manasaḥ sthiti nibandhanī ॥1.35॥ |
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Oppure (vā) il sorgere (utpannā) di un movimento mentale (pravṛttiḥ), legato a un oggetto dei sensi (viṣayavatī), assicura (nibandhinī) la stabilità (sthiti) della mente (manasaḥ). |
Commento Questo sutra continua la sequenza in cui Patañjali offre soluzioni pratiche per pacificare la mente. Dopo aver indicato, nel sutra 1.33, gli atteggiamenti interiori verso gli altri (maitrī, karuṇā, muditā, upekṣā), e nel sutra 1.34, l’agire sul corpo tramite espirazione e sospensione del respiro (pracchardana-vidhāraṇa), ora si passa a strumenti che operano attraverso l’esperienza percettiva. La mente inquieta cerca appigli: qui, lo Yoga suggerisce di offrirle un oggetto adatto. La mente può essere ancorata a una condizione di stabilità (manasaḥ sthiti nibandhanī) per mezzo della contemplazione di un oggetto dei sensi (viṣayavatī-pravṛttiḥ). Nel contesto della pratica yogica, questa dinamica è cruciale: un’attenzione diretta verso un contenuto esterno o interno – che può essere una sensazione corporea, il respiro, o un pensiero scelto – non è una semplice distrazione, ma il mezzo con cui la mente si stabilizza progressivamente. Ciò prepara il terreno per stati più profondi di concentrazione (dharana) e meditazione (dhyana), dove la mente si mantiene ferma senza sforzo su un punto. Vyāsa commenta che tra questi oggetti possono esserci anche elevate esperienze yogiche, come la luce interiore o il suono interiore, ma non esclude oggetti ordinari: ciò che conta è la direzione della mente, non l’oggetto in sé. La mente si stabilizza non perché l’oggetto sia speciale, ma perché l’attenzione è intera. Questo principio è sorprendentemente moderno: la consapevolezza sensoriale, oggi tanto valorizzata nelle pratiche della mindfulness, è già qui, in forma essenziale. Interessante notare che viene proposta qui, come possibile chiave per raggiungere la “fermezza mentale”, un’attività mentale intenzionale, non un’assenza totale di movimento. È attraverso il movimento corretto e consapevole che si costruisce la fermezza necessaria per l’avanzamento nello yoga. Le asana del resto non funzionano allo stesso modo? |
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