Ogni asana è una porta. Alcune si spalancano verso il corpo, altre si aprono alla mente.
Ogni postura mi parla in un modo diverso. A volte mi sfida, altre mi calma.
Padmāsana – Anche se dall’esterno non si vede nulla, succedono un sacco di cose. Si muove un mondo.
Lo scopo principale della pratica asana è costruire la stabilità fisica e mentale che consenta di metterci in ascolto… è un po’ come sintonizzare una radio: ogni giorno, ruotare la manopola del silenzio fino a trovare quella frequenza sottile, la voce interiore.
Quella che parla piano, ma dice sempre la verità.
Quando mi siedo in padmāsana, tutto rallenta. Non sto facendo, sto semplicemente essendo.
Eppure non è semplice per niente.
Ci sono voluti anni per arrivare a poter rimanere qui — seduto, immobile, in ascolto — senza che il corpo protestasse.
All’inizio era tutto un susseguirsi di proteste delle caviglie, fastidi alle ginocchia, una schiena che voleva scappare via. Poi, un giorno, ho capito: non dovevo combattere il corpo, ma ascoltarlo con gentilezza, come si ascolta un caro amico che si lamenta.
E piano piano, si è acquietato.
Padmāsana non è solo una posizione seduta. È un punto di arrivo, dove la pratica del corpo si trasforma in pratica dell’anima.
Ma è anche un punto di partenza, perché da qui inizia davvero l’ascolto.
Quando il corpo tace, la mente comincia a urlare. E lì, proprio lì, comincia il vero lavoro. La pratica si evolve al di là del corpo, esplorando strati più profondi del nostro essere, aprendoci alla crescita personale e spirituale.
Sedersi nel proprio centro è un gesto semplice e rivoluzionario.
Ogni volta che mi metto in padmāsana, mi ricordo che posso tornare lì:
al centro, in ascolto, in pace.
Om shanti, shanti, shanti
‘Trova La Tua Pace Interiore, Condividi La Tua Luce Con Il Mondo‘